Cross-posting: la mia opinione

Cross Posting

Questa mattina navigando su YouTube ho letto un post condiviso nel feed iscrizioni da uno dei canali che seguo, che mi ha fatto riflettere.

Per chi non lo sapesse sì, anche su YouTube è possibile per i creatori partner condividere post e stories con i propri follower.

Nel post a cui mi riferisco, il proprietario invita gli iscritti al canale ad andare sul proprio profilo Instagram, per cliccare sul link ad un video live nelle stories che a breve non sarà più possibile vedere.

Quello che mi ha colpito sono i commenti dei suoi iscritti, perché tutti, nessuno escluso, dichiarano di non avere o di avere chiuso il proprio profilo Instagram, quindi di non essere interessati.

Una gran baraonda di persone che vorrebbe che il video fosse su YouTube, perché “Instagram,grazie tante ma ci ha stancato”.

Sarebbe bello poter condividere con voi alcuni di quei commenti, ma qualche ora dopo, il proprietario del canale ha pensato bene di rimuoverli tutti, fino all’ultimo.

Sì, perché è evidente che quel post, che comunque ha preferito lasciare, è l’esempio perfetto di quello che oggi chiamiamo epic fail.

Perché? E’ la prova evidente di una strategia di pubblicazione sbagliata.

Allora ho pensato di approfondire un po l’argomento del cross-posting, che sembra una parolaccia, invece è una cosa che fate tutti i giorni, ahimè spesso sbagliando. Cercherò di spiegarmi.

Il crossposting non è altro che l’attività di condividere i propri post su più piattaforme social.

Niente di più, niente di meno. E in realtà non c’è niente di sbagliato in questo, è l’attività principale del social media manager. Quella famosa attività che tutti considerano banale.

L’esempio che ho fatto sopra mostra come questa attività venga sottovalutata e svolta in modo errato.

Una delle leggi dei social media manager è che NON BISOGNA CONDIVIDERE LO STESSO IDENTICO CONTENUTO SU TUTTE LE PIATTAFORME.

Per quello che mi riguarda, è il primo segnale per capire se dietro al lavoro di una pagina Facebook o un profilo Instagram c’è una buona strategia oppure no.
Mi spiego ancora meglio.

Ogni social network è o dovrebbe essere a se.

Ogni piattaforma ha la propria utenza, cioè persone che la usano, e questa utenza ha aspettative e bisogni diversi nei confronti dei contenuti che cerca su YouTube piuttosto che su Pinterest, Instagram, Facebook o Twitter.

Con questo sto dicendo che se ti seguo su YouTube è perché mi aspetto che i tuoi contenuti vengano condivisi sul tuo canale, non perché tu mi chieda un post sì e uno no di andare a guardarmeli su Instagram.

Se volessi guardarli su Instagram, sarei già lì a seguirti.
Avete capito il concetto?

Non dico di non condividere lo stesso video, ma che una volta creato il contenuto è nostro dovere nei confronti dei follower renderlo fruibile su tutti i nostri profili social nel modo più adatto alla piattaforma, senza obbligarli ad uscire e a spostarsi.

Allo stesso tempo, dobbiamo anche pensare che quegli stessi follower potrebbero seguirci su più social network, e sforzarci di non annoiarli condividendo esattamente la stessa identica cosa contemporaneamente.

Non è una cosa facile, sia chiaro, ma non è impossibile.

In realtà è più semplice di quello che si creda, ma implica tempo, risorse e pazienza.

Il web straripa di contenuti, oggi più che mai le persone preferiscono l’affidabilità e la genuinità al sensazionalismo e l’ostentazione.

I social funzionano ancora, la gente li usa ovunque, ma non come credete voi.

Non basta più fare una foto e condividerla dappertutto, siamo obbligati a fermarci a riflettere sulle persone con cui desideriamo interagire, canale per canale, studiarne i comportamenti e le esigenze e lavorare nell’ottica di creare un contenuto davvero interessante per chi è su quella piattaforma in quel momento.

Su YouTube cercherò sempre e solo dei video e voglio vederli lì, non su Instagram.

Erika